InVisibili di Corriere - @Corriere Maurizio ed Elia, quelle assunzioni (che valgono doppio) in piena pandemia
Maurizio prende la scatola di cartone, la maneggia con cura, l’assembla con particolare attenzione e poi la ripone sulla pedana, dove i suoi colleghi la riempiono con iPhone, MacBook, tablet, tutti gli apparecchi tecnologici di ultima generazione. A quel punto Maurizio riprende la scatola ed effettua l’ultimo passaggio, l’etichettatura, quello che dà il via libera alla merce per lasciare il magazzino ed essere messa in vendita. Maurizio De Caro, 28 barese con sindrome di Down, attraverso il suo lavoro si sente «soddisfatto e realizzato». E per conquistare quel posto ha dovuto superare un colloquio conoscitivo, una prova pratica ed un secondo colloquio di selezione. Alla fine, però, ha fatto suo ed ha firmato il contratto di lavoro a tempo determinato come addetto alla logistica di magazzino. Merito dell’azienda barese C&C, l’Apple Premium Reseller più grande d’Italia, che in un momento di profonda emorragia lavorativa provocata dall’emergenza sanitaria del Covid-19 – soprattutto per le persone con disabilità intellettive, fisiche e sensoriali – ha deciso di andare controcorrente e di scommettere su di lui, anche quando la crisi colpisce forte.
Maurizio in queste prime settimane di lavoro è affiancato da una tutor dell’Associazione Italiana Persone Down sezione di Bari, figura centrale per il suo percorso di crescita lavorativo ed umano, che lo aiuta ad imparare nuove mansioni, nuove regole e ad adattarsi al contesto lavorativo in cui vive la sua quotidianità.
Una tappa obbligatoria per il raggiungimento della sua autonomia e piena consapevolezza di sé. Dopo, andrà avanti da solo, grazie alla collaborazione dei suoi colleghi. Maurizio, in passato, ha avuto altre esperienze lavorative, ma questa che sta vivendo ora lo gratifica particolarmente e gli permette di guardare anche in prospettiva futura.
«Lavoro dal lunedì al venerdì nel magazzino aziendale – racconta, mentre fa una breve pausa – . Assemblo i cartoni, metto in ordine le confezioni per le spedizioni e adesso svolgo anche l’etichettatura. Sono contento di quello che faccio, mi piace questo lavoro, mi trovo bene con i miei colleghi».
Nel momento storico in cui ci troviamo, la scelta della C&C può diventare una buona prassi da seguire anche per le altre aziende, pubbliche e private.
«La storia di Maurizio merita di essere raccontata perché siamo ancora lontani dal raggiungere la parità in campo di diritti per le persone con disabilità – spiega Luca Gigli, direttore Risorse Umane di C&C – . Maurizio è uno di quelli per cui la legge 68 del 1999 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) è servita per dar vita a un percorso di autonomia fondamentale per le persone con disabilità».
Pensiero fortemente condiviso anche da Viviana Lagattolla, psicoterapeuta e responsabile del Servizio di Inserimento Lavorativo dell’AIPD sez. Bari.
«L’inserimento nel mondo del lavoro non è una tappa casuale nella vita di giovani con sindrome Down ma il frutto di un percorso coordinato e coerente basato sull’autonomia e su una buona consapevolezza di sé. E’ su questo che lavoriamo con i ragazzi e con le loro famiglie, facendogli capire che non sono lì per occupare il tempo o uno spazio, ed aiutandoli ad elaborare tutte le situazioni che vivono, sia quelle positive – come nel caso di Maurizio – sia quelle negative, come per diversi ragazzi che lavoravano nella ristorazione che oggi sono in cassaintegrazione».
Del resto, «sul fronte dell’inclusione lavorativa di persone con disabilità intellettiva c’è ancora tanto da fare, c’è un muro che è quello degli stereotipi e dell’indifferenza che noi, come associazione, cerchiamo quotidianamente di abbattere. E ribadiamo che non lasciamo mai sole le aziende che decidono di assumere persone con sindrome di Down, perché le seguiamo in tutto il percorso lavorativo».
Percorso simile quello di Elia, che nei giorni scorsi ha firmato il suo primo contratto di lavoro a tempo indeterminato, con l’azienda Aquae Sport Center di Porto Fuori di Ravenna. Elia ha 24 anni e la sindrome di Down. Ma la sua storia lavorativa muove i primi passi subito dopo il diploma, quando i genitori si posero la domanda che molti si fanno sul suo futuro dei loro figli, specialmente se sono ragazzi con disabilità: «Cosa farà ora?».
E così, grazie al “Programma Sperimentale Centrato sul Destinatario per Persone con Disabilità Intellettiva” attivato da un nutrito partenariato nella città di Ravenna, per Elia si aprono le porte per un tirocinio presso l’azienda Aquae Sport Center, con mansioni di manutenzione dei campi sportivi e degli spazi verdi. Il percorso dura cinque anni, compreso il periodo di lockdown. Ma Elia è paziente, e grazie all’educatrice e al tutor aziendale comprende i cambiamenti, le nuove regole da rispettare con il ritorno al lavoro. Fino al giorno in cui arriva la chiamata, quella dell’assunzione.
«Quando è arrivata la notizia dell’assunzione da parte del datore di lavoro, siamo stati veramente felici, per Elia principalmente e per noi che ci abbiamo creduto – raccontano i suoi genitori Tiziana Grilli e Gabriele Bazzocchi, rispettivamente presidente nazionale dell’AIPD e presidente dell’AIPD di Ravenna – . Consapevoli della criticità economica del momento vissuta dalle aziende, questa assunzione va doppiamente valorizzata, in quanto anche frutto della costanza con cui l’azienda ha cercato di ottenere le condizioni fiscali che la consentissero. Elia è consapevole del cambiamento e non trattiene l’emozione: ne parla continuamente, fa progetti per il futuro».
Progetti per il futuro. Perché le aziende che hanno una visione e rispettano la legge 68 del 1999 offrono proprio questo alle persone con disabilità e alle loro famiglie: progetti per il futuro.